Migliorare i processi produttivi nel florovivaismo sul piano della sostenibilità ambientale per aumentare la capacità commerciale ed economica del comparto. Questo uno degli scopi del progetto “Prodiquavi” finanziato dal Psr Puglia 2014-2020, misura 16 cooperazione, sottomisura 16.2 ( sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie) in corso nella regione da oltre un anno.

Protagonisti otto partners tra enti di ricerca, organizzazioni agricole ed imprese. Tra le attività previste, la validazione e il trasferimento di protocolli innovativi di moltiplicazione e produzione a basso impatto ambientale di specie mediterranee di piante ornamentali. Il dipartimento di scienze agroambientali e territoriali dell’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari, con la docente di orticoltura e floricoltura, prof.ssa Barbara De Lucia, sta curando presso i Vivai Capitanio di Monopoli due sperimentazioni sul campo. Nella giornata di venerdì 4 marzo si sono svolte le prime, positive, verifiche con i rilievi e le installazioni effettuati nelle serre nel corso di una giornata dimostrativa.

Il primo lavoro, ha spiegato la professoressa Barbara De Lucia, riguarda un “protocollo naturale di propagazione di arbusti attraverso una talea e quindi lo sviluppo di un apparato radicale avventizio sano, di qualità non utilizzando concimi chimici ma biostimolanti naturali microbici a base organica, in alternativa ai prodotti commerciali”.

L’altra sperimentazione in corso riguarda, invece, la produzione di piante ornamentali con la sostituzione, per lo sviluppo delle radichette, del substrato usato convenzionalmente, quello a base di torba che è un prodotto di estrazione minerale ad altissimo impatto ambientale, con un compost naturale a base di fibra di cocco e perlite. “Una modalità di coltivazione innovativa, sostenibile – afferma la docente universitaria barese nipote dell’illustre meridionalista Tommaso Fiore – alternativa ai concimi chimici che promuove anche l’economia circolare in quanto la fibra di cocco è ricavata dagli scarti delle noci di cocco”. In questa attività sono anche coinvolti attivamente diversi studenti universitari.

Fondamentale per la riuscita di questo progetto il trasferimento di conoscenze e competenze dal mondo della ricerca alle imprese per prevenire l’attacco di patogeni come è avvenuto per la xylella con nuovi metodi di diagnosi precoce e per arrivare ad ottenere piante sane certificate. Non a caso tra i partecipanti al progetto “Prodiquavi” ci sono i Vivai Capitanio che producono più di tre milioni di piante l’anno e, come dichiara il legale rappresentante dell’impresa Leonardo Capitanio, presidente nazionale dell’Associazione Vivaisti Esportatori, “riuscire a trovare metodi di coltivazione a più basso impatto ambientale, in grado di rispondere alle nuove esigenze di sostenibilità nella produzione, rappresenta una priorità”.